ROVERETO. Un “tesoro” composto da oltre 9000 lettere, tutte quelle che l’archeologo Paolo Orsi ricevette tra la fine dell’Ottocento e gli anni Trenta: il Museo civico sta lavorando per metterle tutte online, a disposizione di chiunque. L’epistolario di Orsi è diventato di proprietà della Fondazione Museo civico (e quindi di proprietà pubblica) l’anno scorso, quando il Museo riuscì ad acquistare i 60 faldoni di lettere dagli eredi dell’archeologo roveretano. É stata una grande sorpresa, la scoperta di queste lettere: gli eredi di Orsi stavano riordinando la soffitta, quando sono apparsi i 60 faldoni di lettere, così come li aveva lasciati l’archeologo. Gli studiosi pensavano fossero rimaste a Siracusa, dove l’illustre roveretano aveva vissuto per anni, prima di tornare a Rovereto nel 1934 (giusto un anno prima di morire). In questi faldoni, ancora in perfetto ordine cronologico, c’è di tutto: dalle cartoline ai messaggi di ringraziamento, ma ci sono anche lunghe lettere in cui si discute di archeologia e di politica. Si tratta delle lettere ricevute da personaggi illustri dell’epoca: Tolomei, Comparetti, Zanotti Bianco, Pigorini, Halbherr: sono archeologi e politici del primo Novecento italiano (Orsi fu senatore del regno).
«Emergono elementi nuovi sugli studi di archeologia, ci sono gli echi di avvenimenti storici – spiega Barbara Maurina, archeologa del Museo Civico – emerge da questi testi non solo la storia dell’archelogia dell’epoca, ma anche uno spaccato della storia italiana e del pensiero di allora». Il patrimonio è importantissimo, ma è anche immane, come quantità. Il Museo Civico ha un’ambizione: «Vogliamo rendere pubbliche queste lettere, far sì che chiunque possa accedervi. Le stiamo schedando e inventariando, lentamente verranno pubblicate sul sito Internet del museo». (m.s.) su trentinocorrierealpi